
Ultimamente sono tornati all’onore della cronaca gli anni di piombo e le brigate rosse con il loro codazzo di simpatizzanti più o meno sguaiati
Graphic Novel come minimo indulgente
Mi è tornata perciò in mente questo libro letto qualche mese fa.
Gli autori narrano la storia della brigatista Anna Laura Braghetti e del suo rapporto con il fratello sacerdote di Vittorio Bachelet, professore universitario da lei ucciso nel 1980.
Devo dire che le mie aspettative erano molte, sperando di leggere finalmente un’autocritica e un ripensamento da parte dell’ex brigatista.
Purtroppo nel libro non c’è niente di tutto ciò, anzi, c’è un certo tono assolutorio e quasi di comprensione di un non-pensiero com’era quello brigatista.
Inesattezze e sciatteria
Ma il peggio, secondo me, gli autori e la protagonista lo raggiungono definendo la posizione di Papa Paolo VI come “vile”. Cioè una brigatista definisce “vile” un Papa, oltretutto sostenendo che le dichiarazioni di Paolo VI erano legate a un accordo con la DC per la legge sull’aborto.
Per non dire del fatto che il PSI presieduto da Bettino Craxi viene schierato tra i contrari alla trattativa con i brigatisti per la liberazione di Moro, quando invece chiunque sa e ricorda che il leader socialista insieme ai radicali era tra i pochi a favore di una trattativa per la liberazione.
Insomma, oltre al poco rispetto per i personaggi dell’epoca, manca anche un minimo di riguardo per i lettori e una basilare cura per il prodotto editoriale.
Fallimento dello Stato
Ma quello che testimonia il fallimento dello stato è la storia stessa della Braghetti, protagonista non solo dell’uccisione di Bachelet ma anche nel sequestro Moro e della sparatoria in cui rimasero uccisi a Roma due poliziotti.
La brigatista venne arrestata nel Maggio 1980, non si è mai pentita né dissociata, eppure tra sconti di pena e benefici vari a partire dal 2002 è di nuovo libera. Libera di autoassolversi e di sputare giudizi sprezzanti su persone che, per storia personale, non dovrebbe neanche nominare.
