
Si è molto discusso del famoso (famigerato) MES in questo periodo, di chi e come l’abbia approvato e se sia o meno un bene richiedere l’aiuto di questo Fondo.
Al momento tralascerei la parte tecnica per concentrarmi sulla genesi di questo strumento e cercare di capire chi effettivamente ne sia il padre e quali sono le ragioni che hanno portato alla sua creazione.
Tutto inizia nel 2010 con la scia della crisi del 2008 e il buco nero in cui si era infilata la Grecia causando a sua volta una sfiducia generalizzata da parte dei mercati sul debito di alcune economie europee (l’Italia ovviamente non poteva mancare).
A quel tempo Ecofin (Consiglio Economia e Finanza europeo) crea due fondi per assistere temporaneamente gli Stati membri dell’UE in crisi finanziaria. Questi due strumenti vennero battezzati EFSM (meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria) e l’EFSF (fondo europeo di stabilizzazione finanziaria).
All’Ecofin partecipano tutti i Ministri delle Finanze dei Paesi membri, quindi all’atto della creazione di EFSM e EFSF per l’Italia era presente Giulio Tremonti, ribadiamo che i due strumenti avevano una durata temporanea e lo scopo di evitare il default di alcune Nazioni come ad esempio la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo.
La durata prevista era di un massimo di 3 anni con un ammontare massimo di risorse di 500 miliardi di euro.
La differenza tra i due strumenti era che mentre l’EFSM (60 miliardi) era garantita dalla UE direttamente l’EFSF (400 miliardi) era finanziata dai Paesi della zona euro (quindi non Inghilterra o altri che hanno continuato a mantenere la loro valuta).
Sempre nel 2010 si posero le basi di un altro strumento che non fosse transitorio ma potesse intervenire in caso di crisi su richiesta delle Nazioni partecipanti in qualsiasi momento. Il famoso (famigerato) MES.
In origine il nuovo trattato avrebbe dovuto entrare in vigore nel 2013, quindi alla scadenza dei due fondi transitori.
Nel 2011 (Governo Berlusconi, Tremonti Ministro dell’Economia) si raggiunse l’accordo sul trattato e sull’anticipazione dell’entrata in vigore al 2012 anziché al 2013.
Nel Marzo dello stesso anno (sempre stesso Governo) venne firmata la riforma del trattato sul funzionamento dell’UE aggiungendo il famoso paragrafo che dava la possibilità di istituire il MES sottoponendo gli aiuti finanziari a “una rigorosa condizionalità” che poi è il punto su cui si discute in questi giorni.
Il 2 Febbraio 2012 (Governo Monti sostenuto da PDL e PD con la Lega all’opposizione) viene firmato il trattato che istituisce il MES, il ministro dell’Economia ai tempi era lo stesso Monti che mantenne l’interim fino al Luglio 2012.
Nell’Aprile 2012 (sempre Governo Monti) viene presentato il disegno di legge per la ratifica del trattato di costituzione del MES.
Il Parlamento sovrano (ricordiamolo) approvò la legge, senza questa approvazione l’Italia non avrebbe partecipato al MES, secondo il sottoscritto sbagliando.
Per dare un’idea di chi votò a favore basta vedere i numeri della Camera dei Deputati: 168 PD (34 assenti e 3 in missione) 83 PDL (con ben 91 assenti e 2 contrari), 30 UDC (7 assenti). Lega Nord 51 contrari su 59 deputati, nessuno a favore.
Nel dettaglio e per arrivare alle “pietre dello scandalo” Giorgia Meloni allora nel PDL non si presentò alla votazioni e si dichiarò comunque contraria fuoriuscendo dal partito poco tempo dopo per fondare Fratelli d’Italia insieme a Crosetto (uno dei due votanti contro), Salvini era eurodeputato (non molto presente) quindi con nessuna responsabilità sull’approvazione di niente.
C’è anche da aggiungere che lo stesso Giulio Tremonti ultimamente ha spiegato come nella sua visione e in quella del Governo Italiano dell’epoca il MES era strettamente legato agli Eurobond ma questa è una discussione tecnica su cui oltretutto difficilmente si potrà verificare la veridicità.
Quello che si può sicuramente dire è che l’attuale Presidente del Consiglio ha fatto delle affermazioni imprecise, quando non palesemente false: nel 2012 non c’era più il Governo Berlusconi né tantomeno Giorgia Meloni era Ministro, i trattati non vengono approvati dai Governi che al massimo li stipulano, ma poi devono passare al vaglio del Parlamento che li approva, e in questo caso la Lega votò contro mentre la Meloni non partecipò al voto dichiarandosi contraria.
Ecco, se volessimo fare un giochino puramente matematico l’approvazione del trattato avvenne con una maggioranza di 325 voti, visti i numeri di cui sopra la responsabilità andrebbe divisa al 51% PD, 26% PDL, 9% la fu UDC che si può tranquillamente sommare al PD e 14% tra Gruppo Misto e cespugli vari, la Lega con l’allora segretario Maroni 0%.
Rimane il fatto che, a mio giudizio, fare polemica sul MES è sbagliato, si tratta di uno strumento con delle regole chiare, se l’Italia si è messa nelle condizioni di non riuscire a gestire questo strumento senza che le regole ci strozzino non è un problema del MES ma dell’Italia e di chi l’ha governata e (non) la governa attualmente.
