Giornalismo d’inchiesta o straccione ?

Piazza Pulita ?

Mi sono fatto coraggio e ho guardato su youtube la famigerata puntata di Piazza Pulita (sic) con la famosa inchiesta (ri-sic) di Fanpage con “clamorose rivelazioni” sulla destra e su Fratelli d’Italia.

Tre anni d’inchiesta

Il filmatino di Fanpage viene presentato con il roboante lancio di “tre anni di inchiesta di un nostro giornalista infiltrato”.

E uno si aspetta chissà cosa.

Poi vedi un’oretta tra filmato (abilmente montato) e dibattito e ti cadono le braccia.

La grande inchiesta “durata tre anni !!!” ha scoperto che all’interno della destra italiana c’è gente che fa il saluto romano e che in Fratelli d’Italia c’è chi è disponibile ad ottenere finanziamenti in nero.

Sul primo punto c’è poco da dire, purtroppo i nostalgici esistono ed esisteranno sempre, fortuna vuole che sono talmente minoritari da non rappresentare un pericolo o un’influenza particolare sulla politica italiana, checché ne dica certa sinistra che non ha altri argomenti.

Per quanto riguarda la richiesta di “black” basta citare Alessandra Sardoni: “andassimo con una telecamera nascosta negli altri partiti non so se il risultato sarebbe stato diverso…”

Giornalismo militante

Insomma, alla fine, tanto rumore per nulla.

Una marchetta in favore del centrosinistra a pochi giorni dalle elezioni amministrative (manco ce ne fosse stato il bisogno) e questo dovrebbe essere il vero punto su cui interrogarsi.

Ma se l’auto nominato giornalismo d’inchiesta alla matriciana è invece uno strumento in mano a una parte politica o di potere che fiducia possiamo avere nelle inchieste giornalistiche ?

Posto che quella di Fanpage non è niente di più che una candid camera montata benino ma ha poco o niente dell’inchiesta.

Ultimo ma non ultimo estremamente scorretto far finta di voler dare parola agli accusati chiamandoli a pochi minuti dalla messa in onda o aspettandoli fuori da un teatro, con la scenetta penosa del sedicente inviato che da come “scappata dal retro” la candidata alle elezioni. Una vergogna a cui purtroppo La7 non è nuova.

Rosso è il perdono ma non la vergogna

Ultimamente sono tornati all’onore della cronaca gli anni di piombo e le brigate rosse con il loro codazzo di simpatizzanti più o meno sguaiati

Graphic Novel come minimo indulgente

Mi è tornata perciò in mente questo libro letto qualche mese fa.

Gli autori narrano la storia della brigatista Anna Laura Braghetti e del suo rapporto con il fratello sacerdote di Vittorio Bachelet, professore universitario da lei ucciso nel 1980.

Devo dire che le mie aspettative erano molte, sperando di leggere finalmente un’autocritica e un ripensamento da parte dell’ex brigatista.

Purtroppo nel libro non c’è niente di tutto ciò, anzi, c’è un certo tono assolutorio e quasi di comprensione di un non-pensiero com’era quello brigatista.

Inesattezze e sciatteria

Ma il peggio, secondo me, gli autori e la protagonista lo raggiungono definendo la posizione di Papa Paolo VI come “vile”. Cioè una brigatista definisce “vile” un Papa, oltretutto sostenendo che le dichiarazioni di Paolo VI erano legate a un accordo con la DC per la legge sull’aborto.

Per non dire del fatto che il PSI presieduto da Bettino Craxi viene schierato tra i contrari alla trattativa con i brigatisti per la liberazione di Moro, quando invece chiunque sa e ricorda che il leader socialista insieme ai radicali era tra i pochi a favore di una trattativa per la liberazione.

Insomma, oltre al poco rispetto per i personaggi dell’epoca, manca anche un minimo di riguardo per i lettori e una basilare cura per il prodotto editoriale.

Fallimento dello Stato

Ma quello che testimonia il fallimento dello stato è la storia stessa della Braghetti, protagonista non solo dell’uccisione di Bachelet ma anche nel sequestro Moro e della sparatoria in cui rimasero uccisi a Roma due poliziotti.

La brigatista venne arrestata nel Maggio 1980, non si è mai pentita né dissociata, eppure tra sconti di pena e benefici vari a partire dal 2002 è di nuovo libera. Libera di autoassolversi e di sputare giudizi sprezzanti su persone che, per storia personale, non dovrebbe neanche nominare.

Legge Zan e fantasia al potere

Si fa tanto parlare della legge Zan, soprattutto dopo la sceneggiata messa in piedi da Fedez prima, durante e dopo il “concertone” del primo Maggio.

Ma cos’è e cosa contiene il decreto ?

Intanto si tratta di una legge di due soli articoli (stranamente stringato per la media italica) che modifica altre due leggi, una del 1975 e una del 1993.

Legge del 1975

La prima è la 654 del 1975 che ratifica la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale firmata a New York nel 1966.

In pratica si aggiunge ai primi due punti a) e b) le parole “o fondati sull’omofobia o sulla transfobia” diventando quindi:

a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull’omofobia o sulla transfobia.

b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi fondati sull’omofobia o sulla transfobia.

A questa modifica dei due punti esistenti il nuovo decreto aggiunge un terzo punto come segue:

«3-bis. Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizza-zioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizza-zioni»

Quindi, per quanto riguarda la legge del 1975, il ddl Zan aggiunge e specifica l’aggravante omofobica o transfobica aggiungendola a quella razziale, e specifica, quasi ce ne fosse bisogno (sic) che ogni persona può liberamente esprimere il proprio pensiero purché non siano riconducibili alla discriminazione né istigazione alla discriminazione..

Come si possa distinguere il libero pensiero dalla discriminazione o dall’istigazione alla discriminazione viene demandato evidentemente all’organo giudiziario che tanto brilla in questo Paese per capacità di giudizio.

A meno di non seguire quello che lo stesso Zan ha dichiarato alla soubrettina dell’informazione Andrea Scanzi: “se dici che non ti piace l’utero in affitto, espressione bruttissima, o che i gay sono malati va bene, se dici che tutti i gay devono morire no”. E se dici che i “froci me fanno schifo !!!” ?

Legge del 1993

E’ la legge che modifica la convenzione di cui sopra aumentandone le pene e anche in questo caso il ddl prevede di aggiungere la stessa frase di cui sopra a un paio di articoli.

Non aggiunge invece in questo caso l’articolo che ribadisce la libertà d’opinione, chissà come mai…

Articolo 2

Prevede esclusivamente che “Ai fini della verifica dell’applicazione della presente legge e della progettazione e della realizzazione di politiche di contrasto della discriminazione e della violenza di matrice xenofoba, antisemita, omofobica e tran-sfobica e del monitoraggio delle politiche di prevenzione” ci sia un monitoraggio periodico da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica.

Insomma

Alla fin fine tanto rumore per nulla: una legge inutile che ha ragione d’esistere solo in un Paese amante di una legislazione complessa e minuziosa che poi non corrisponde a un’amministrazione della Giustizia altrettanto puntuale.

Il problema della definizione su cosa sia parere personale e cosa incitazione all’odio esiste, così come esiste nei confronti delle minoranze etniche, religiose o di altro genere.

Ultimo ma non ultimo il ddl modifica una legge di conversione di un accordo internazionale datato 1966, esiste tutta questa urgenza ?

Situazione economica e Covid

Situazione Previdenziale e Contributiva

La situazione italiana, anche prima dell’emergenza Covid, non era particolarmente rosea.

Un dato macroscopico dello sbilanciamento del nostro sistema assistenziale è la percentuale di prestazioni erogata dall’INPS senza una corrispettiva contribuzione.

Il 51,34% delle prestazione era infatti priva di una specifica contribuzione essendo a carico della fiscalità generale.

Chi paga davvero le tasse ?

Altro dato interessante (e preoccupante) è la percentuale e la suddivisione dei pagatori delle imposte.

Se si suddividono le fasce di reddito è impressionante verificare come l’11,28% dei contribuenti versa il 52,50% dell’IRPEF totale.

Ancora più impressionante il fatto che questo 11,28% è composto da chi dichiara un reddito lordo superiore ai 35,000 euro quindi non certo Paperon de Paperoni.

Decisamente significativo anche il fatto che il 45,96% dei contribuenti (circa 19,000,000 di persone) dichiarano da 0 a 15,000 euro.

E col Covid ?

L’impatto del virus è stato devastante per pochi e positivo per altri.

Senza parlare chi ha attività che hanno goduto del lockdown essendo anticicliche come può essere Amazon o strumenti tecnologici per il lavoro a distanza anche nella popolazione c’è stato chi ha avuto la possibilità di incrementare i risparmi e chi invece si è impoverito.

In particolare parliamo dei 12 milioni di lavoratori dipendenti non precari (e non in cassa integrazione) e dei 16 milioni di pensionati che non hanno visto diminuire in nessun modo il loro reddito, anzi, proprio per il lockdown hanno diminuito le loro spese aumentando i risparmi.

A fronte di questa maggioranza di “fortunati”, circa 40 milioni di persone considerando i familiari, una minoranza di italiani ha subito una diminuzione di reddito tra il 25% e il 30% spesso riducendosi alla povertà.

Un sistema del genere in cui è sempre e solo una minoranza che subisce sia nella buona che nella cattiva sorte per quanto tempo può resistere ?

Campania Felix

Se non ci fosse da piangere…

Se non ci fosse da piangere bisognerebbe ridere della gestione dilettantistica e approssimativa dell’emergenza Covid da parte di questo Governo di incapaci.

L’ultima invenzione del pessimo Conte e della sua schiera di saltimbanchi è la colorazione delle Regioni.

Se sei giallo bene, se sei arancione benino, se sei rosso in castigo.

La fattoria degli animali

Ma come nel libro di Orwell c’è chi è più uguale degli altri.

Prima che il Governo centrale decidesse il lock down a macchia di leopardo il Governatore della Regione Campania decise di chiudere le scuole di ogni ordine e grado perché la diffusione del virus era ormai fuori controllo.

La colpa di tutto era ovviamente dei ragazzi che hanno avuto l’ardire, durante l’estate, di provare a vivere una vita normale, incontrarsi, andare a ballare, passare una serata insieme.

Il fatto che nessuno in Campania (come nel resto d’Italia) si sia preoccupato di attrezzarsi per la “seconda ondata” da loro stesso sbandierata come uno spauracchio non conta, meglio dare addosso alla cosiddetta “movida” così come si era fatto con i runner o con i “pisciatori di cani”.

Poco conta anche lo sguaiato sberleffo dello sceriffo De Luca nei confronti di una bambina che avrebbe voluto andare a scuola, emblema di un approccio alla gestione della cosa pubblica nel puro stile Marchese del Grillo.

La moltiplicazione dei posti letto

Contano invece qualcosa di più i criteri con cui il Governo ha deciso la “colorazione” delle Regioni e quindi i relativi divieti.

E qui ci sarebbe da dire qualcosa…

Le Regioni che ultimamente sono passate al colore arancione hanno parametri di base migliori rispetto a quanto dichiarato dalla Campania:
Abruzzo 1 positivo ogni 6,3 tamponi
Toscana 1 ogni 6
Liguria 1 ogni 5,8
Campania 1 ogni 5,06

Abruzzo, Toscana, Liguria arancioni, Campania gialla…

Vuol dire che su altri parametri evidentemente la Regione governata da De Luca ha indicatori migliori rispetto alle altre tre.

E qui siamo in zona miracolo:
Il 17 Ottobre la Regione Campania dichiara 110 terapie intensive di cui 75 occupate.
Già il 26 Ottobre i letti raddoppiano per arrivare a 590 il 13 Novembre, insomma in meno di un mese i taumaturgici campani sono riusciti a moltiplicare per più di 5 volte la disponibilità dei posti letto… A breve la camminata sulle acque del Golfo di Napoli.

In realtà il dubbio è che anche questa valutazione che dovrebbe essere oggettiva sia influenzata da pregiudizio politico, paura di reazioni da parte della popolazione o da entrambe questi (poco commendevoli) fattori.

White Lives Matter ?

Je suis Samuel

Qualche settimana fa ha fatto scalpore e suscitato orrore la decapitazione in Francia del professor Samuel Paty da parte di un estremista islamico.

L’omicidio è stato giustificato con il fatto che il professore aveva mostrato in aula le vignette che portarono alla strage di Charlie Hebdo nel 2015.

Coccodrilli

Sull’opportunità o meno di mostrare delle vignette, oggettivamente blasfeme, in un’aula di tredicenni ognuno può avere le proprie opinioni, io personalmente lo trovo poco opportuno ma per questo non penso di decapitare persone per strada.

Quello che invece trovo scandaloso è il comportamento delle autorità scolastiche e civili francesi in questo caso come in passato.

Nella stessa scuola di Paty infatti c’erano già stati problemi nel far rispettare il minuto di raccoglimento per le vittime di Charlie Hebdo e un alunno che, nello stesso periodo, si divertiva a disegnare Kalashnikov sui muri era stato completamente ignorato nonostante le segnalazioni degli insegnanti.

Non solo, lo stesso Paty era stato denunciato per pedo pornografia dal genitore di una sua allieva per aver mostrato una vignetta con Maometto nudo.

La polizia invece di farsi una risata e rimandare a casa il denunciante aveva provveduto a notificare la denuncia alla scuola il cui direttore aveva costretto Paty ad un incontro pacificatore con il suo accusatore accompagnato (non si capisce a che titolo) dall’imam radicale Abdelhakim Sefrioui.

Lo stesso Sefrioui che con i suoi video e incitamenti all’odio sembra sia uno degli ispiratori del decapitatore.

Insomma, invece di dedicarsi alle lacrime di coccodrillo, gli amici francesi dovrebbero occuparsi di dare il giusto peso alle persone e agli interessi che rappresentano.

Se Atene piange…

Per tonare in Italia il senso dello strabismo culturale viene alla luce quando si parla di due casi di violenze avvenute nelle ultime settimane.

Il primo è l’uccisione di Willy Monteiro Duarte, ammazzato di botte da un branco di violenti a Colleferro.

Willy era un ragazzo di colore e quindi a seguito del suo omicidio si è subito scatenato un “black lives matter” all’amatriciana con tanto di colorazione politica dei killer, ovviamente arruolati nella destra violenta.

Una volta scoperto che almeno uno dei massacratori di Willy era simpatizzante 5 stelle l’ondata indignata dei “sinceri democratici” si è piano piano spenta fino a scomparire.

Ma la vera e propria contraddizione viene alla luce in seguito al pestaggio di un ragazzino a Lanciano, che fortunatamente non si è concluso con la morte ma con gravi lesioni per il malcapitato reo di aver chiesto al branco di abbassare la musica.

Partenza immediata del coro contro la violenza generata dai Salvini e dalle Meloni fino a che non si è scoperto che i carnefici erano di etnia rom…

A questo punto scomparsa della notizia sui giornali, degli opinionisti pensosi e delle manifestazioni in solidarietà di…

Insomma se i cattivi sono di destra (vera o immaginaria) si parte con i latrati, altrimenti zitti e mosca…

Ha vinto Biden, viva Biden

Finalmente tornano i buoni

Finalmente la prima democrazia del mondo è riuscita ad eleggere il nuovo Presidente.

Con grande soddisfazione di tutti i “sinceri democratici” il candidato democratico Biden è riuscito a battere il Satana Trump, fiaccato più dall’emergenza Covid e dalla baracconata “Black Lives Matter” che non da un candidato molto fiacco, rivitalizzato dalle comparsate del sopravvalutato Obama.

Ma chi è questo Biden ?

Intanto è un signore di 78 anni che dal 1969 naviga nelle agitate acque della politica americana e che, all’atto della nomina, sarà il più anziano Presidente degli Stati Uniti.

Della sua lunga e grigia carriera da Senatore si ricorda solo la legge del 1994 che portò ad inasprire le pene detentive, soprattutto per reati legati allo spaccio di droga.

Questa legge contribuì ad aumentare il numero di afroamericani nelle carceri americane e portò Hillary Clinton a scusarsi per la legge, nel (fortunatamente vano) tentativo di farsi eleggere quattro anni fa.

Durante gli anni alla vicepresidenza si distinse per il piano economico di reazione alla crisi del 2008 che portò a un notevole incremento della pressione fiscale e per la gestione della Guerra in Iraq.

Insomma la solita cura tasse e ipocrisia.

E la vicepresidente ?

Anche Kamala Harris ha una biografia di rilievo e non c’è da dubitare che ci darà grandi soddisfazioni nel prossimo futuro.

In particolare la Harris si è distinta per un atteggiamento punitivo nei confronti delle persone “che sbagliano”, ovviamente alla luce della sua ideologia ultra liberal.

” il governo federale dovrebbe trattare i sostenitori pro-life come i segregazionisti” con questa sobria dichiarazione la nuova vicepresidente si espresse nei confronti dei movimenti anti abortisti che negli Stati Uniti hanno un discreto seguito.

Così come definì “estremiste” alcune associazioni cattoliche dedite alla solidarietà nei confronti delle persone meno fortunate, agli occhi della Harris la carità cristiana ha fini di proselitismo e non è disinteressata… si potrebbe dire che il male è negli occhi di chi guarda, ma di fronte ad una “sincera democratica” non è sicuramente il caso…

Del resto già da Procuratore si era distinta per un odio viscerale nei confronti dei politici Repubblicani, spesso trattati come presunti colpevoli piuttosto che presunti innocenti.

Curioso poi che pur essendo una persona la cui ideologia dovrebbe portare verso un aumento delle tasse in senso punitivo verso i più ricchi non ha disdegnato il finanziamento e l’aperto sostegno delle corporation di Wall Street e della Silicon Valley, insomma anche nella liberal America “pecunia non olet”.

Lo strano caso del Professor Tridico

Pauperismo all’italiana

Qualche settimana fa è scoppiato il caso dello stipendio del presidente INPS Pasquale Tridico, che si è visto passare l’appannaggio da 62k a 150k in un colpo.

In un Paese in cui i soldi e il guadagno sono considerati come “lo sterco del Diavolo” si è fatto un gran parlare su questo aumento, con proteste dell’opposizione e strenua difesa dei “governativi”.

Tutto questo “rumore” non ha permesso, a mio parere, di centrare il vero problema che non è quello dello stipendio che è giustificato e giustificabile per un ruolo apicale in una grande “azienda” il problema vero è la stessa presenza di Tridico al vertice dell’INPS.

Unfit

In questi mesi in più di un’occasione il professore calabrese ha dimostrato di non essere all’altezza del compito che gli è stato affidato.

Alcune delle sue perle:
– “Abbiamo abbassato la povertà del 60%” quando il dato comunicato dall’ISTAT era dello 0.60%
– “Siamo stati vittima degli hacker” dopo che il sito INPS andò in crash per il click date del contributo alle partite IVA, con tanto di presa in giro da parte di pornhub
– Tutti gli atti firmati nel primo anno di carica a rischio nullità in quanto non controfirmati dal vicepresidente che è obbligatorio in mancanza di Consiglio di Amministrazione

Specchio di una Nazione allo sbando

Lo strano caso del dottor Tridico è in realtà lo specchio fedele di un Paese allo sbando, e può essere capito solo seguendo l’iter della nomina di questo mediocre personaggio alla guida di un Istituto di importanza fondamentale nella stagione che stiamo vivendo.

Gennaio 2019 (Governo Conte 1): all’interno del decreto che istituisce quota100 e reddito di cittadinanza si stabilisce anche che il Ministero del Lavoro e il Ministero dell’Economia possono aumentare lo stipendio del Presidente INPS qualora vengano trovati i fondi all’interno dell’Istituto stesso risparmiando su altre voci di costo.

Marzo 2019 (Governo Conte 1): viene nominato Tridico a cui viene assegnato uno stipendio di 104k che, però, va diviso con il vicepresidente Morrone. Curiosa anche la nomina in tandem Tridico / Morrone dovuta sostanzialmente a una totale sfiducia nei confronti del primo da parte della Lega.

Giugno 2019 (Governo Conte 1): il Ministero del Lavoro presieduto da Luigi Di Maio (sic) fissa lo stipendio del Presidente INPS a 150k

Dicembre 2019 (Governo Conte 2): Lo stesso Ministero che nel frattempo è passato a Nunzia Catalfo (sempre 5stelle) che conferma quanto stabilito a Giugno

Gennaio 2020 (Governo Conte 2): si insedia finalmente il Consiglio d’Amministrazione INPS sanando una situazione anomala

Aprile 2020 (Governo Conte 2): il CdA delibera l’aumento dello stipendio del Presidente a 150k a fronte di oltre 500k di risparmi trovati nelle pieghe del bilancio dell’Istituto. Curiosità: una delle voci di costo tagliate sono le spese postali per l’invio delle buste con l’estratto conto previdenziale e la previsione di data di decorrenza della pensione. Si passerà al digitale o si abbandonerà l’informativa ? Chi vivrà vedrà…

Agosto 2020 (Governo Conte 2): viene finalmente confermato l’aumento con decorrenza da inizio 2020

Quindi ?

Quindi lo strano caso del dottor Tridico è un buon esempio della melma italica, la colpa (o la responsabilità) è di tutti e di nessuno.

Un buon metodo per non risolvere mai niente e per essere sicuri che, qualsiasi casino si combini, ci sarà sempre qualcuno pronto a difenderci accusando “gli altri”.

Sindrome da Corona Virus parte seconda

Breve storia triste

Prima cosa i freddi dati.

In un liceo romano sono stati sperimentati i tamponi rapidi acquistati dalla Regione Lazio.

Il test eseguito su 850 persone tra personale e studenti ha dato come risultato 17 positivi per cui la preside ha chiuso tutta la scuola per tre giorni e ha incaricato una ditta specializzata di sanificare tutta la scuola.

Tutte le persone risultate positive sono state quindi sottoposte a tampone che ha dato il triste esito di due reali positivi (asintomatici) su diciassette…

Allarmismo cattedratico

Da questa storia si possono trarre un paio di conclusioni.

La Regione Lazio ha preso l’ennesima sòla, dopo i milioni buttati per le mascherine mai consegnate, sono riusciti a comprare dei test rapidi che, rapidamente, danno dei risultati a caso.

La preside (da 30 giorni in quel ruolo) forse non è adeguata al ruolo visto che per 17 (possibili) positivi asintomatici avrebbe mandato in quarantena 850 persone con relative famiglie.

Del resto per inquadrare il personaggio basta una sua dichiarazione: “Le mie piccole indagini dicono che gli studenti del Manara il pomeriggio non si vedono più, non studiano più insieme. Forse perché sono ragazzi del classico, più consapevoli.”

Insomma chi fa il classico è più consapevole di chi frequenta un istituto tecnico, un altro tipo di liceo o un professionale, con tanti saluti alle pari opportunità, all’ascensore sociale e alla meritocrazia.

Malagiustizia Italica

Performance della Giustizia in Italia

Si parla spesso della libertà di stampa in Italia, riempendosi la bocca di classifiche e giudizi mai letti.

In pochi però si esprimo sullo stato di un potere ancora più importante che spesso travolge la vita delle persone senza nessuna ragione né responsabilità.

Giusto per capire la grandezza del problema ci vengono in aiuto alcuni dati registrati nel 2019:
– 1000 casi di ingiusta detenzione (895 nel 2018) di cui 105 a Roma, 120 a Reggio Calabria e 129 a Napoli.
– 43M sono stati pagati per l’ingiusta detenzione, con il non invidiabile record di 9,8M in capo al tribunale di Reggio Calabria
– Dal 1991 al 2019 si sono registrati 28.893 casi con una spesa per la collettività di 823.691.326,45 euro

Chi paga ?

Quanto sopra considerando che solo il 70% degli innocenti finiti in galera riceve un giusto risarcimento visto che nel restante 30% dei casi la richiesta viene respinta in quanto “l’imputato ha concorso ad indurre in errore il giudice”.

In questa motivazione aberrante rientra anche il sacrosanto diritto di “avvalersi della facoltà di non rispondere”, considerato dalla casta dei giudici uno stratagemma per ingannare i magistrati, sul perché un innocente dovrebbe ingannare le toghe ci sarebbe da discutere…

Del resto hanno ragione loro, visto che a fronte di quasi 30.000 casi di malagiustizia solo 53 magistrati sono stati sottoposti a procedimento disciplinare, ovviamente tutti conclusi senza neanche un’ammonizione…

Ce lo chiede l’Europa

Per gli appassionati di classifiche, nel ranking dei ricorsi alla Corte di Giustizia Europea siamo quinti per numeri di ricorsi (4050) e terzi per condanne (2936).

Per capire la nostra situazione i più diretti concorrenti della ns povera Patria sono Russia, Romania, Ucraina, Turchia… Direi che non c’è da stare allegri.

Sindrome di Stoccolma

Ma come abbiamo fatto a ridurci così ?

Per capirlo basta un caso pratico.

Stefano Graziano era presidente del PD campano e consigliere regionale quando venne citato durante una telefonata tra due indagati come persona legata alla camorra.

Nessuna intercettazione diretta, né testimonianza più o meno attendibile.

Graziano viene indagato e ovviamente sbattuto sulle prime pagine di tutti i giornali, per arrivare ad un’archiviazione definitiva devono passare 7 mesi, per un’imputazione basata sul nulla.

Unici a difenderlo partiti i partiti di centrodestra (archiviati con un certo disprezzo dallo stesso Graziano) mentre il PD taceva e i grillini si accanivano sul politico campano.

Ma quello che fa senso sono le dichiarazioni rilasciate a caso finito:
“Non posso che complimentarmi davanti alla professionalità dei PM” (sic)
“Se un politico è investito da un’indagine ha il dovere dell’autosospensione”

Ecco, la debolezza e il prostrarsi davanti alle toghe di certa politica è la ragione e la causa delle vite rovinate di tante persone.